22023Ott
Integrazione nelle Patologie Metaboliche

Integrazione nelle Patologie Metaboliche

 Le tossine a cui siamo esposti, siano esse esogene ( xenobiotici provenienti dall’ambiente) e/o endogene( prodotti di scarto del metabolismo), impegnano costantemente i sistemi detossificanti del nostro organismo.Le reazioni di biotrasformazione sono quindi la somma di tutte le reazioni chimiche che avvengono nell’organismo, che modificano le sostanze chimiche e le tossine esogene ed endogene.

Le tossine esogene a cui l’essere umano è esposto possono penetrare nell’organismo attraverso varie vie: la più comune è la via digerente, altre vie meno comuni sono l’aria e il contatto cutaneo. Dopo essere stata assorbita, la tossina circola nel torrente sanguigno da cui viene portata al fegato (organo primario della detossicazione ) e  altri organi, dove viene detossificata per poter essere eliminata. Le vie di eliminazione sono quella fecale  urinaria, respiratoria e cutanea (attraverso la sudorazione).

La biotrasformazione di sostanze tossiche in metaboliti non tossici e la loro successiva eliminazione ha luogo principalmente nel fegato , il sito principale dei processi di detossicazione e nell’intestino. Una certa attività detossificante si osserva anche nei reni, polmoni, cute e cervello .Il 25% dei processi detossificanti avviene nell’intestino ed è il primo punto di contatto per la maggior parte degli xenobiotici. L’alterazione delle funzioni di barriera intestinale permette agli xenobiotici di entrare nella circolazione by-passando questo primo passaggio di detossificazione e contribuendo al carico di tossine che giunge al fegato. Il mantenimento dell’integrità delle barriere è quindi fondamentale per il supporto ai processi detox.

Asse intestino-fegato e NAFLD

L’asse intestino-fegato descrive una relazione bidirezionale tra l’intestino, il suo microbioma e il fegato: questa relazione emerge dall’integrazione di segnali generati dalla dieta, da fattori genetici e dall’ambiente.Nel momento in cui la barriera intestinale à alterata, i microrganismi del microbioma si spostano nella lamina propria, dove si interfacciano con il GALT; antigeni e metaboliti microbici possono passare la barriera vascolare e andare in circolo: nei pazienti con NASH sono stati riscontrati elevati livelli di lipopolissacaride (LPS) plasmatico ( edotossiemia)

Con il termine di NAFLD si intende uno spettro di disturbi di origine metabolica che vanno dallasteatosi (NAFL, non-alcoholic fatty liver), non progressiva e meno pericolosa, alla NASH(non-alcoholic steatohepatitis), meno frequente ma potenzialmente pericolosa in quanto è presente infiammazione, il danno epatico è più difficile da recuperare e può progredire verso fibrosi, cirrosi ed epatocarcinoma..

La NAFLD è caratterizzata da accumulo di grasso negli epatociti, che supera il 5% del peso del fegato, non associato a consumo di alcol o altri fattor i(farmaci, virus).Ha un’incidenza del 20-30% nei paesi occidentali e si sviluppa nel 75% dei soggetti obesi; nel 30% dei pazienti con NAFL, la patologia evolve in NASH. La presenza di NAFLD inoltre aumenta del 64% il rischio di sviluppare eventi cardiovascolari.

Una dieta ipercalorica, ricca in carboidrati raffinati, fruttosio e grassi saturi, è associata  ad aumentata probabilità di insorgenza di NAFLD, per via dello sviluppo di insulino-resistenza e disordini del metabolismo lipidico. Gli step successivi sono caratterizzati dallo sviluppo di infiammazione, stress ossidativo e lipotossicità, supportati da alterazioni del microbioma intestinale.

Integrazione nella NAFLD

02 nella gestione dei pazienti con NAFLD, sia in fase di prevenzione che negli stadi più avanzati dalla patologia. Le linee guida Europee considerano alcuni punti fondamentali:

  • Una riduzione dell’apporto calorico, intorno alle 500-1000Kcal/die, per ottenere un calo ponderale di almeno 500 grammi-1 Kg alla settimana.
  • La restrizione calorica favorisce la riduzione del grasso intraepatico a prescindere dalla composizione in micronutrienti
  • Una riduzione del peso di almeno il 7-10% contribuisce a ridurre la steatosi e contribuisce a far regredire la fibrosi
  • Una dieta mediterranea ben strutturata contribuisce a migliorare gli indici di steatosi
  • Evitare l’intake di fruttosio, in particolare da bevande zuccherine e di alimenti processati
  • Ridurre fortemente l’assunzione di alcolici ( massimo 20 grammi al giorno di alcol per le donne e 30 grammi per gli uomini)
  • Favorire l’attività fisica con almeno 150-200 minuti alla settimana di attività aerobica a intensità moderata/elevata, suddivisa in 3-5 sessioni
  • Gli omega 3 contribuiscono alla riduzione del grasso intraepatico, delle transaminasi, del colesterolo e dei trigliceridi e favoriscono la riduzione del peso corporeo.

Un apporto integrativo volto a sostenere il detox epatico, che supplementi tutti i micronutrienti necessari agli enzimi detossificanti, associati ad estratti vegetali di comprovata efficacia, può essere un valido supporto al paziente.

Un discorso a parte merita di essere destinato alla colina. La colina è un micronutriente essenziale per l’organismo; benchè sia in grado di produrla in piccole quantità è necessaria assumerla con la dieta per evitare carenze: Si trova nell’uovo, nella carne, nel pesce, nei cereali,  latte e derivati.Vegetariani e vegani, donne in gravidanza e allattamento spesso non raggiungono l’intake giornaliero consigliato.

Solo una piccola percentuale di microrganismi del microbioma umano ( meno 1%) è in grado di metabolizzare la colina. Alterazioni del microbioma umano, che spesso si osservano in pazienti con NAFLD, Una dieta a basso contenuto di colina altra l’omeostasi, la permeabilità della barriera intestinale e l’equilibrio del microbioma, favorendo lo sviluppo di NASH.

L’assunzione di alimenti ricchi di polifenoli, antiossidanti e fibre, così come la supplementazione di prebiotici e la modulazione del microbioma intestinale con antimicrobici naturali come l’allicina, contribuiscono a ridurre i livelli di TMAO e permettono di mantenere l’assunzione di colina che è fondamentale per la salute del fegato, come confermato dall’EFSA. Nella sua nota l’EFSA ricorda come una dieta priva di colina favorisca l’aumento delle trnsaninasi  e lo sviluppo di statosi epatica, condizioni che vengono corrette in seguito alla somministrazione di colina.