112022Nov
Risoluzione dell’Infiammazione con la Dieta

Risoluzione dell’Infiammazione con la Dieta

Dagli articoli precedenti abbiamo capito l’importanza di modulare l’infiammazione in modo da rispettare il suo ruolo fisiologico di mantenimento dell’omeostasi e integrità tissutale e al contempo impedire devianze patologiche come la cronicizzazione.

L’esperienza con i farmaci antiinfiammatori steroidei (cortisonici) e non steroidei ( FANS ) e molti farmaci biologici ci ha insegnato che una azione troppo aggressiva di contrasto all’infiammazione porta inevitabilmente  ad eventi avversi importanti quali la disgregazione della risposta immunitaria ,la riduzione della funzionalità renale, irritazione e fenomeni a carico della mucosa gastrointestinale.

Al contrario, sostanze naturali come la curcumina e la boswellia sono molto ben tollerate ma spesso non sono in grado di garantire un controllo adeguato dell’infiammazione e del dolore, soprattutto nelle condizioni più gravi.

Le proresolvine non inibiscono il processo infiammatorio come fanno i FANS, i cortisonici o alcuni farmaci biologici, ma stimolano specifici processi di risoluzione che sono naturalmente presenti in natura, ma non sempre perfettamente funzionanti. Le proresolvine sono le uniche sostanze naturali che hanno il compito di risolvere l’infiammazione e ripristinare l’omeostasi tissutale. Numerosi studi evidenziano una correlazione tra una ridotta produzione di proresolvine e severità/progressione delle patologie.


Quale dieta?

C’è una qualche differenza tra una dieta antinfiammatoria ed una dieta specificatamente formulata per sostenere i processi di risoluzione?

Sicuramente esiste una importante sovrapposizione tra i due approcci dietetici in quanto alcuni importanti obiettivi sono comuni, ma è possibile identificare aspetti caratteristici della fase di risoluzione che possono essere sostenuti da particolari accorgimenti nella strutturazione del piano dietetico/nutrizionale e integrativo.

Obiettivi comuni di una dieta antinfiammatoria e pro-risolutiva

  • Riduzione dell’apporto di zuccheri semplici.
  • Riduzione del carico calorico complessivo se in eccesso rispetto al fabbisogno del soggetto.
  • Preferenza per alimenti non raffinati o processati.
  • Moderazione nel consumo di carni rosse.
  • Eliminazione di alcol e sostanze eccitanti.
  • Aumento del consumo di verdura e frutta come quota di carboidrati rispetto ai cereali ( comunque sempre integrali ). Assunzione di una quantità sufficiente di fibre solubili.
  • Consumo di alimenti fermentati.
  • Preferenza per alimenti ottenuti con coltivazioni o allevamenti che fanno uso controllato di pesticidi, antibiotici e fattori di crescita. Riduzione di additivi alimentari sospetti di tossicità (coloranti e dolcificanti artificiali ecc.).
  • Apporto adeguato di acidi grassi della serie omega-3. Apporto adeguato di Vitamina D. Utilizzo di spezie con azione di modulazione sul metabolismo glucidico (cannella).
  • Utilizzo di spezie ad azione antinfiammatoria (curcuma, zenzero). Utilizzo di bevande ad aione antiossidante (tè verde, tisane).

Consumare abbondanti alimenti di origine vegetale (frutta, verdura e spezie): Mangiare a colori, ovvero variare quanto più possibile il consumo di alimenti di origine vegetale, incluse erbe e spezie: Tali alimenti contengono una miriade di sostanze fitochimiche ad aione antinfiammatoria e grazie alla presenza di fibre riducono l’indice glicemico del pasto garantendo il giusto nutrimento alla flora microbica intestinale. L’azione antiinfiammatoria si esplica con la dow-regulation di proteina C reattiva, NF-KB, istamina ed altre citochine. I principali alimenti di origine vegetale con alto poter antinfiammatorio sono : crucifere, cipolle, mirtilli, uva, ciliegie, pomodori e melograno.

Le principali erbe e spezie con proprietà antinfiammatorie: tè verde e nero, curcuma, cumino, aglio, zenzero origano, fieno greco, anice, cacao, cannella, zafferano, finocchio, salvia, alloro, prezzemolo, aneto, peperoncino, noce moscata, chiodi di garofano.

Seguire una dieta a basso indice glicemico: un eccesso di zuccheri raffinati può avere azione pro-infiammatoria. Un regolare consumo di cibi e bevande ricche di questi zuccheri determina un aumento di glucosio nel circolo sanguigno con conseguente aumento dei livelli di insulina. Tale condizione, prtratta nel tempo, può esacerbare la risposta infiammatoria ed alterare l’equilibrio glicemia-insulina portando a una condizione definita” insulino resistenza”. Questo fenomeno non si verifica assumendo carboidrati non raffinati a basso indice glicemico, come i cereali integrali o comunque non processati, alcuni tipi di frutta, le patate dolci, la zucca.

Assumere frutta secca e semi ogni giorno: oltre a fornire una quota di sostanze ad attività antiinfiammatoria e polifenoli, essi forniscono acidi grassi polinsaturi(soprattuttoomega-6) che supportano la risposta antiinfiammatoria. Sono particolarmente benefici i semi di zucca, le noci brasiliane, le nocciole, i semi di sesamo.

Migliorare la qualità e la quantità di grassi ed oli: aumentando la quota di cibi contenenti acidi grassi di omega-3 di origine animale come il pesce azzurro o di origine vegetale come i semi di lino, di chia  l’olio extravergine di oliva, l’avocado. Riducendo la quota di alimenti processati industriali ricchi di omega-6, il cui eccesso porta alla formazione dell’acido arachidonico, una molecola proinfiammatoria.

Assumere cibi fonti di probiotici: sono particolarmente ricchi di probiotici tutti gli alimenti fermentati come il miso, i crauti, lo yogurt, il kefir. Essi forniscono una quota di prebiotici, come inulina e frutto-oligosaccaridi, in grado di nutrire la flora microbica intestinale. Le principali fonti di inulina sono la cicoria, le banane, gli asparagi, la borragine, l’aglio.

Ridurre il consumo di alcol: moderate quantità di alcol hanno dimostrato avere un ruolo protettivo, come emerso dagli studi sulla dieta mediterranea (soprattutto vino rosso), mentre il consumo elevato di alcol, soprattutto se prolungato nel tempo, può aumentare la risposta infiammatoria.