22023Lug
Disturbi del comportamento alimentare e attività fisica

Disturbi del comportamento alimentare e attività fisica

Sappiamo quanto è importante l’alimentazione per chi pratica attività fisica perché sicuramente fa la differenza in termini di prestazione. Bisogna stare attenti però, perché soprattutto in alcune tipologie di sport, in cui si insiste molto sul mantenimento di un peso corporeo basso, si posso verificare nel periodo adolescenziale dei disturbi alimentari. Secondo le attuali classificazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità i disturbi dell’alimentazione comprendono, oltre all’anoressia nervosa e alla bulimia nervosa, anche altri quadri clinici quali le anoressie e le bulimie parziali o incomplete. Questo tipo di disturbi è più presente nella popolazione femminile rispetto a quella maschile.

L’indice di massa corporea, espresso con l’acronimo BMI (Body Mass Index), è il rapporto tra il peso e l’altezza di un individuo e viene utilizzato come indicatore dello stato di peso forma. Sebbene sia un parametro utile a dare una prima indicazione, non costituisce un sistema di misura sufficiente per fare diagnosi di anoressia o di bulimia, caratterizzate da un quadro clinico ben più complesso. Tra i criteri diagnostici della bulimia nervosa e dell’anoressia rientra anche la pratica eccessiva dell’esercizio fisico, intesa dal soggetto come modo efficace di aumentare il dispendio energetico o come atto compensatorio per prevenire l’aumento di peso.

Tra i praticanti sportivi le categorie maggiormente a rischio di manifestare disturbi del comportamento alimentare sembrano essere le ginnaste, le danzatrici, le pattinatrici di pattinaggio artistico, le tuffatrici, le sincronette, le cicliste, le fondiste dell’atletica leggera e, più in generale, le atlete degli sport di resistenza prolungata; tra queste vi sono anche le praticanti di alcuni centri fitness. La pratica compulsiva dell’esercizio fisico può anche essere definita come un’attività ossessiva, rigida e in qualche modo “ritualizzata” che può interferire con le attività giornaliere importanti ed essere favorita rispetto ad altre occasioni di vita sociale. L’attività fisica o sportiva non viene interrotta nemmeno in condizioni mediche precarie e il senso di colpa provocato ogniqualvolta il soggetto non sia in condizione di praticarla è molto profondo. Fra i disturbi alimentari atipici o non altrimenti specificati viene descritta la cosiddetta “anoressia reverse”, molto simile all’anoressia nervosa ma rivolta non tanto alla perdita di peso corporeo, bensì all’aumento e alla “definizione” della massa muscolare, associati alla riduzione quanto più possibile del grasso corporeo e al miglioramento della forma fisica. Questa patologia è di interesse  prettamente maschile: gli uomini affetti da questo disturbo hanno una visione distorta del proprio corpo verso il quale riversano la maggior parte della loro attenzione.

Nel delineare il profilo di chi soffre di anoressia reverse dobbiamo considerare non solo gli atleti e i body-builders ma anche i normali praticanti sportivi che, oltre a dedicare all’allenamento diverse ore durante l’arco della giornata, ricorrono spesso all’uso di steroidi anabolizzanti e di altre sostanze funzionali all’accrescimento della massa magra muscolare. è interessante notare che importanti studi hanno dimostrato che i soggetti dediti al consumo di steroidi anabolizzanti e quelli che, dopo un periodo di assunzione, ne avevano sospeso l’uso, presentavano punteggi più elevati nella scala di misurazione dei disturbi alimentari.

Conseguenze negative per la salute degli atleti.

Gli atleti che mantengono costante un peso basso assumono meno energia del quanto sarebbe necessario per garantire un apporto sufficiente di tutti i nutrienti, e a lungo termine questo porta ad una sottoalimentazione. Negli atleti di alto livello è considerato problematico soprattutto l’apporto di ferro, di calcio e di vitamina D. Nelle praticanti ginnastica artistica e nelle ballerine, la quantità di questi micronutrienti che viene assunta non raggiunge il 67% dei livelli raccomandati. Un’alimentazione carente in generale, una diminuzione del contenuto osseo di minerali e la tendenza a fratture da stress può portare ad un’interruzione della carriera sportiva.

Nel caso che si presentino contemporaneamente disturbi alimentari, amenorrea ed osteoporosi si parla di “triade atletica”. Le persone anoressiche mostrano spesso una temperatura corporea bassa, un abbassamento della pressione arteriosa, accumulo di acqua nei tessuti, alterazioni nella crescita dei capelli e delle unghie e variazioni nell’emogramma. Nel caso dell’anoressia nervosa, il dimagramento può arrivare ad un punto tale che si incorre nella morte per fame. Anche la bulimia nervosa può condurre alla morte. Le cause possono essere dovute ad una profonda alterazione del bilancio degli elettroliti, come quella che viene provocata dalla ripetizione quotidiana di vomito provocato, associata all’abuso di purganti e diuretici. A causa del vomito di succo gastrico acido le persone bulimiche soffrono spesso di infiammazioni dell’esofago, di lesioni dentarie e di gonfiore delle ghiandole salivari.

È rilevante riconoscerne correttamente i primi segni e prenderli sul serio. Se vengono rilevati, l’atleta deve confrontarsi con essi ed essere inviato a specialisti qualificati. È necessario che l’atleta sia cosciente di quanto è importante, per la sua salute e la sua capacità di prestazione sportiva, una alimentazione che copra il suo fabbisogno di energia, ricca di carboidrati e varia. Per controllarne l’applicazione è opportuno controllare l’apporto di calorie e di nutrienti, eventualmente sotto forma di un diario alimentare giornaliero, la cui valutazione dovrebbe essere affidata a degli specialisti in alimentazione.

L’anoressia atletica non deve essere confusa con l’anoressia nervosa, si presenta solo in persone predisposte verso di essa, che del resto si trovano anche in ambiente sportivo. Rispetto all’anoressia nervosa, che non sempre può essere curata anche con un trattamento psicoterapeutico, l’anoressia atletica è talvolta di natura transitoria, fuori dalla stagione di gara, al più tardi alla fine della sua carriera sportiva, l’atleta ritorna ad un comportamento alimentare “normale”. La prognosi di recupero di un peso corporeo normale è molto buona, in quanto, a differenza dall’anoressia nervosa la perdita di peso corporeo non è riconducibile a profondi problemi cronici. La remissione è possibile anche senza ricorrere ad un medico, anche se, in ogni caso, senza un aiuto qualificato le possibilità di guarigione sono molto scarse. Però non si debbono sottovalutate le conseguenze sulla salute, soprattutto sulla densità delle ossa, di una sottoalimentazione protratta per vari anni